LA POSTURA (di Dario Vitale)

Da un po’ di tempo si parla di “postura” dappertutto, è persino nata una nuova disciplina: la “posturologia”.
La postura è l’attitudine fondamentale di una specie; per i primati superiori è bipodalica.
Per l’uomo la postura comprende la funzione antigravitaria, che compete ai muscoli tonici, della statica; ma la stazione eretta non è immobile.
“Solo le statue sono immobili, dunque l’uomo è in movimento, oscilla in permanenza; queste oscillazioni sono regolate per diversi circuiti sensitivo-motori, che permettono di mantenere il baricentro all’interno del poligono di sostegno” (P. Baron, ospedale S. Anna – Parigi).
Allora, già da fermo, l’uomo è in movimento.
Si può considerare un movimento come una successione di posture ed una postura un “fermo-immagine”.
Per i posturologi è solo il sistema muscolare tonico che è alla base della postura, sistema tonico-posturale che anticipa e prepara il movimento effettuato dai muscoli fasici.
Per un osteopata o un mezierista anche i muscoli fasici (cioè i muscoli dinamici, del movimento) partecipano a mantenere e a disturbare la postura. L’immagine di un movimento falsata contribuisce a falsare la postura: la funzione influenza la struttura.
Quindi la disfunzione crea il dismorfismo (per esempio quando dei muscoli fasici come i trapezi assumono funzioni posturali).
In definitiva possiamo definire la postura come l’assemblaggio armonioso nella sua forma (struttura) e nelle sue funzioni (antigravitaria, locomotrice, comportamentale) di diversi elementi:
– ossa (le leve)
– legamenti, aponeurosi, fasce (i mezzi di contenzione)
– muscoli (i generatori di forze)
Una postura falsata localizza delle zone fragili, a rischio.

La tecnica Mezieres
Parlando di postura non si può non parlare di quello che è il lavoro posturale per eccellenza, quello ideato da F. Mezieres.
Il principio fondamentale di questa tecnica è che una buona forma, cioè l’armonia strutturale (il “bello e ben fatto” di F. Mezieres) corrisponde ad un buon funzionamento in cui il soggetto mette in gioco la propria meccanica in modo armonioso, senza compensi.
Se vi sono disarmonie morfologiche, se le “belle linee” (cioè i precisi parametri muscolo-articolari di normalità codificati da Mezieres) non sono rispettate, vi saranno compensi e/o cattive sinergie. quindi potenzialità di patologie e di dolore.
In altre parole la forma del corpo non è che il riflesso della maniera in cui lo si utilizza.
Una cattiva forma corrisponderà a delle retrazioni, a degli accorciamenti di catene muscolari (molto spesso a carico della muscolatura posteriore) che:
– esasperano le curve vertebrali e ne modificano l’equilibrio, accentuando o diminuendo o invertendo cifosi e lordosi o provocando scoliosi
– schiacciano le articolazioni che sottomesse ad un attrito maggiore del fisiologico, vanno incontro a fenomeni dolorosi acuti e cronici e/o ad usura (artrosi)
– limitano o falsano il gioco di alcune articolazioni, obbligando altre a compensare, ma a volte dolorosamente
Quindi un criterio diagnostico importante è la forma. Forme completamente diverse possono soffrire di sintomi uguali, ma a causa di diversi funzionamenti che richiedono quindi trattamenti diversi.

LA FORMA
tarzan1Questo è il signor Tarzan, imprigionato nella sua corazza muscolare, con un tronco rigido, monolitico; il diaframma è ostacolato dagli addominali supercontratti e tira sulla zona D8-D11 della colonna rendendola ipomobile; la colonna lombare è rettilineizzata, con un recupero del sacro verso l’orizzontalizzazione, quindi manca l’azione ammortizzante della lordosi.
tarzan3Il sig. Tarzan comunque è uno sportivo e sovrautilizzerà come “starter” la zona L5-S1 fino all’ernia.
Le persone con questa tipologia sono difficili da trattare in quanto i loro schemi – come direbbe il mio amico Jacky Renauld, osteopata parigino – sono molto narcisistici e conservatori.
Provate a fare lavorare in rilassamento e respirazione diaframmatica un culturista…sono i tipi che si suicidano se non possono fare i loro duemila addominali al giorno.

rossi1Il ragionier Rossi forse ha più chance di migliorare.
Ha una lunga cifosi che scende fino alle lombari (la lordosi magari la fa al poplite) con L5 che diventa la “vertebra poltrona” (cara al mio amico Alain Bernard). Quindi sovraccarico cronico L5-S1 e col tempo sofferenza discale.
Il sig. Rossi dicevo forse ha più chance rispetto a Tarzan, perché non ha niente da essere narcisista e può quindi accogliere più facilmente un’istanza di cambiamento…se non è troppo depresso.

I COMPENSI
Sono un’altra chiave per la comprensione di uno schema falsato, quindi patogeno.
Un esempio:
Una storta di caviglia male guarita può dare una limitazione nella flessione dorsale del piede. “Il movimento è la priorità” . Allora per camminare questa limitazione potrà trovare compenso:
– in alcuni al ginocchio, con un’iperestensione che forzerà le parti molli ligamentose, provocando a lungo andare dolore
– in altri all’anca: sovraccarico e coxalgia
– in altri ancora alla sacroiliaca: sovraccarico sul passo posteriore e lombalgia
Un altro esempio:
Una regione dorsale rigida per una limitata escursione respiratoria (ansia), per troppa sedentarietà, per un pregresso Scheuermann sovraccaricherà le regioni cervicale o lombare rendendole più fragili e potenzialmente sofferenti.

Molte volte un’analisi biomeccanica del genere non è possibile: il gioco dei compensi è così complesso che diventa impossibile risalire alla causa primaria. Allora l’unica guida rimane la forma la cui normalizzazione, attraverso i parametri delle “belle linee”, rappresenta l’unica strategia nei casi più intricati. E’ al raggiungimento di una forma migliore che mira il trattamento Mezieres, attraverso un lavoro strutturale fatto di posture (cioè di stiramenti), di movimenti articolanti, del “disfare” (in cui si fanno funzionare determinati gruppi muscolari senza le “cattive sinergie abituali”).

Il lavoro di Mezieres non è solo sulla struttura.
Già nella messa in tensione dei diversi gruppi muscolari si richiede la partecipazione cosciente del paziente. Ancora di più il lavoro del “disfare” ha una valenza propriocettiva.
Esiste poi un vero e proprio lavoro di presa di coscienza del proprio corpo in cui si riprogramma la persona perché funzioni in maniera più economica; dalla banale quotidianità della “scimmia” (uso delle anche per risparmiare le lombari) alla più fine ricerca dell’economia nel gesto sportivo e nella danza (per esempio un “arabesque” sarà più economico fatto con l’anca, meno con le lombari, meno ancora con le dorsali).

Quindi il lavoro strutturale e quello funzionale devono procedere di pari passo.
Un trattamento unicamente propriocettivo, di informazione (come quello proposto dalla posturologia) non può modificare le alterazioni del connettivo che, intima struttura del tessuto muscolare e legamentoso, si retrae e si fibrotizza provocando retrazioni muscolari e fissazioni articolari.
D’altra parte un trattamento unicamente strutturale non risolve completamente certe patologie recidivanti correlate a particolari attitudini o gestualità ripetitive.

Ringrazio Jacky Renauld e Alain Bernard per gli spunti che mi hanno dato per questo articolo, e JeanClaude Trapp per i disegni.

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