DIAGNOSTICA DIFFERENZIALE DELLE COXALGIE | 
  
   
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    Coxartrosi
       La coxartrosi può essere la forma di artrosi maggiormente 
        invalidante e dolorosa. 
        La posizione ortostatica e la deambulazione sono spesso causa di coxalgia, 
        che può irradiarsi al versante mediale della coscia e del ginocchio. 
        L’articolarità è sempre molto limitata, determinandosi 
        una rigidità dell’anca in flessione, adduzione e rotazione 
        esterna (posizione “acamatica”). 
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    Le alterazioni istopatologiche sono quelle dell’artrosi geodi, 
        osteosclerosi subcondrale, osteofitosi  | 
  
   
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       Eziopatogenesi dell’artrosi
      
        -  MALFORMAZIONI O MALPOSIZIONI ARTICOLARI
 
          Coxa valga o vara, ginocchio varo o valgo 
         
        - INSTABILITA’ ARTICOLARE
 
          Iperlassità ligamentosa da trauma o da altre cause (sesso femminile, 
          malattie del connettivo etc…) 
         
        - OBESITA’
 
          In gioco anche fattori endocrini e/o metabolici 
         
        - ATTIVITA’ PROFESSIONALI E SPORTIVE
 
          Associate a 
          TRAUMI E MICROTRAUMI 
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        - ETA’
 
          Anche se bisogna osservare che le modificazioni prodotte dall’invecchiamento 
          sono spesso diverse e di segno opposto rispetto a quelle dell’osteoartrosi 
          * 
         
        - EREDITARIETA’
 
          Trasmissione familiare dell’artrosi alle mani con noduli di Heberden 
          (HLA A1 e B8) 
         
        - INFIAMMAZIONE
 
          Artriti 
          Processi flogistici in articolazioni artrosiche 
         
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     *Nella cartilagine senile sono diminuiti: 
        - il contenuto di acqua 
        - il rapporto condroitin-4-solfato / condroitin-6-solfato 
        - l’estraibilità e le dimensioni dei monomeri di proteoglicani 
        e la rapidità di maturazione dei siti di legame con l’acido 
        ialuronico. 
        Questi parametri sono spesso aumentati nell’artrosi. 
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    Classificazione | 
  
   
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    Epifisiolisi dell’anca (o coxa vara dell’adolescenza)
      Consiste in uno scivolamento, solitamente in direzione posteriore ed 
        inferiore, dell'epifisi prossimale del femore, causato, nell'adolescente, 
        da un indebolimento strutturale della cartilagine di accrescimento.  | 
  
   
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          | Angolo cervicodiafisario normale | 
          coxa vara | 
          epifisiolisi | 
         
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    Fattori predisponenti:
      - disturbi metabolici o endocrini, come la sindrome adiposo-genitale; 
        - uno sviluppo somatico molto rapido; 
        - l'età: colpisce tra i 10 - 16 anni, e cioè il periodo 
        del rapido accrescimento scheletrico con una incidenza particolare verso 
        l'11 anno di vita; 
        - il sesso: maggiormente colpito risulta essere quello maschile (58%); 
        - il lato: l'anca di sinistra risulta essere la più colpita rispetto 
        alla controlaterale, mentre solo nel 25% dei casi si ha un interessamento 
        bilaterale.  
      Eziopatogenesi 
        Il fenomeno riconosce come primo evento una sofferenza della cartilagine 
        di coniugazione.  
        E' giusto considerare l'epifisiolisi come una manifestazione a molteplice 
        eziologia, ma il fatto di riscontrare molto frequentemente tale patologia 
        in adolescenti affetti da obesità e da ipogonadismo, in soggetti 
        a rapida crescita con statura e peso corporeo superiore all'età 
        corrispondente, sembra avvalorare, da una parte, l'influenza del fattore 
        prettamente meccanico di sovraccarico e, dall'altro, quello endocrino 
        specie di tipo gonadico; non è un caso, infatti, che in letteratura 
        non sia mai stato descritto un solo caso di epifisiolisi in ragazze dopo 
        la prima mestruazione. Alcuni ritengono che anche una anomalia vascolare 
        locale, nella fattispecie ora una lesione dell'arteria del legamento rotondo, 
        ora una probabile stasi metatraumatica dei tessuti molli circostanti, 
        ora una dilatazione delle anse vascolari a livello della zona epifisaria-metafisaria 
        possa considerarsi come causa scatenante. 
        Una teoria riconosce nel trauma, non come unico ed isolato su di una cartilagine 
        normale, ma inteso come una serie di microtraumatismi che si ripercuotono 
        su di una cartilagine con problemi di resistenza meccanica, una delle 
        cause della patologia in questione. In pratica l'epifisiolisi del femore 
        riconosce due eventi fondamentali: 
        1) la diminuzione di resistenza della cartilagine di coniugazione 
        2) l'intervento di fattori statici e dinamici (traumi compresi) che determinano 
        la dislocazione della epifisi femorale, proprio per la particolare conformazione 
        anatomica dell'articolazione stessa. 
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    Anatomia patologica
      La testa femorale slitta posteriormente ed in basso, il 
        collo risale in alto e ruota in avanti. 
        L'esito di questa migrazione è una deformazione in varismo del 
        collo femorale, una rotazione esterna e adduzione del femore.  | 
  
   
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    Lo scivolamento può essere acuto, ma più frequentemente 
        la patologia è subacuta o cronica per cui lo scivolamento è 
        progressivo ed insidioso e si manifesta chiaramente con un episodio acuto 
        traumatico, anche di lieve entità. 
        Quando lo scivolamento progredisce lentamente, la testa ed il collo femorale 
        si deformano lentamente; il periostio viene stirato e in fase di guarigione 
        la testa diventa smussa con una colata ossea postero-inferiore; al termine 
        dell'accrescimento la cartilagine di accrescimento si ossifica e si ha 
        la stabilizzazione della deformità. 
        La naturale evoluzione dopo la guarigione spontanea porta verso l'artrosi 
        dell'anca.  
      Clinica  
        Dal punto di vista clinico e radiografico si distinguono uno stadio iniziale, 
        detto di pre-epifisiolisi, ed un secondo di scivolamento vero e proprio. 
        Nella prima fase di pre-epifisiolisi la sintomatologia clinica non è 
        sempre costante: il paziente accusa un dolore sordo all'anca, a volte 
        irradiato verso il ginocchio, mostra una modesta claudicatio alla deambulazione; 
        i sintomi peggiorano con gli sforzi fisici e spariscono del tutto con 
        il riposo. Alcune volte si può riscontrare una lieve limitazione 
        dell'abduzione e dell'intrarotazione dell'anca. Dallo stato di pre-epifisiolisi 
        si può passare alla epifisiolisi conclamata che può evolvere 
        in modo acuto o cronico. 
        L'epifisiolisi cronica è l'evenienza che si presenta più 
        frequentemente: la zoppia tende ad aggravarsi, il dolore all'anca a non 
        scomparire solo con il semplice riposo e l'arto viene atteggiato in adduzione 
        ed extrarotazione. L'arto può risultare accorciato di 1 o 2 cm 
        e la muscolatura della coscia presenta diminuzione del trofismo e del 
        tono muscolare.  
        Nell'epifisiolisi acuta, evenienza più rara, il quadro clinico 
        si instaura improvvisamente: la causa è da ricercarsi un un traumatismo 
        che interessa il collo femorale già displasico. Dolore improvviso 
        e totale impotenza funzionale caratterizzano la sintomatologia clinica. 
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    Radiologia 
        Dal punto di vista radiologico, alcuni casi sono veramente evidenti 
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          Questa è una epifisiolisi monolaterale.  | 
         
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    Questa epifisiolisi è bilaterale. 
        Nei casi meno evidenti è indispensabile una proiezione assiale.  | 
  
   
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    Osteocondrosi dell'epifisi prossimale del femore 
        (morbo di Legg-Calve'-Perthes) | 
  
   
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    La malattia si manifesta fra i 3 ed i 12 anni (età media 7 
        anni) con maggior frequenza nei maschi rispetto alle femmine. La localizzazione 
        bilaterale è presente nel 10-15% ed in questo caso la manifestazione 
        clinica compare in un'anca circa un anno più precocemente che nella 
        controlaterale. 
        La necrosi più o meno diffusa del nucleo di ossificazione cefalico 
        del femore è secondaria all'interruzione della vascolarizzazione 
        nel territorio dell'arteria cinconflessa posteriore. Il risultato dell'ischemia 
        è un ciclo "naturale" e costante per tutte le forme di 
        osteocondrosi, composto da cinque fasi successive che conducono a guarigione 
        spontanea anche se non viene effettuato alcun trattamento. 
        FASE DEGENERATIVA 
        In cui si ha l’arresto dell’accrescimento, immediatamente 
        dopo l’ischemia della testa femorale.  
        Rigonfiamento ed edema della cartilagine articolare (rx: allargamento 
        della rima articolare; aumento di spessore e dentellatura della cartilagine 
        di coniugazione); lieve deformazione del nucleo epifisario. In questa 
        fase dove le alterazioni radiologiche possono essere molto sfumate, la 
        RMN è l’indagina più sicura.  | 
  
   
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    FASE DI NECROSI 
        Frammentazione e necrosi della spongiosa subcondrale (rx: progressivo 
        schiacciamento ed addensamento del nucleo cefalico, espressione della 
        necrosi delle trabecole e del loro stipamento reciproco sotto l’azione 
        del carico; quindi frammentazione del nucleo con alternanza di zone più 
        radiotrasparenti e zone più radiopache, “aspetto tigrato”.  | 
  
   
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    FASE DI RIASSORBIMENTO  
        L'osso necrotico viene lentamente riassorbito; la neoformazione di capillari 
        determina la ripresa dell'ossificazione encondrale epifisaria. L'osso 
        neoformato si deposita su quello avascolare con netto aumento della massa 
        ossea per unità di superficie ( incremento della densità 
        ossea evidenziabile radiograficamente).   | 
  
   
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    FASE DI RIOSSIFICAZIONE  
        FASE DI RIMODELLAMENTO 
        La testa femorale può venir modellata con aspetto sferico normale 
        oppure alterato (con coxa magna o plana) ; la eccentrazione o la sublussazione 
        della testa favorisce una coxartrosi secondaria. Inoltre l'alterazione 
        della regione metafisaria causa l'accorciamento del collo femorale (coxa 
        vara).   | 
  
   
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        coxa plana  | 
  
   
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    Nella fase iniziale le manifestazioni cliniche possono essere sfumate 
        con modica algia intermittente sul versante anteromediale della coscia 
        e con gonalgia sotto sforzo; successivamente si evidenzia una zoppia di 
        fuga , una contrattura muscolare antalgica ed una ipotrofia della muscolatura 
        della coscia e della natica 
        All'esame obiettivo è caratteristica la retrazione dei muscoli 
        adduttori della coscia ed una limitazione funzionale dell'abduzione e 
        della rotazione interna dell'articolazione colpita. 
        Le ricerche bioumorali sono negative ad eccezione della velocità 
        di sedimentazione degli eritrociti, che può essere leggermente 
        aumentata. 
        Il decorso della malattia della durata è in media di 18-24 mesi.  | 
  
   
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    Osteoma osteoide
      E' un tumore benigno, caratteristico per la sua forma, per le sue dimensioni 
        e per la sintomatologia dolorosa. E' costituito da un tessuto osteoide 
        circondato da osso sclerotico che ne limita la sua estensione. Ha un decorso 
        lentissimo e pare che possa anche spontaneamente regredire e guarire. 
        E' relativamente frequente, specie nel sesso maschile (2/1) e nell'età 
        che va dai 5 ai 30 anni. Si localizza preferibilmente nelle ossa lunghe 
        in sede sottocorticale o metafisaria; non eccezionali sono le localizzazioni 
        alle ossa brevi e alla colonna. La sintomatologia è caratterizzata 
        dal dolore che insorge senza causa apparente e si acutizza generalmente 
        durante la notte. Non sempre il paziente è in grado di localizzare 
        esattamente la sede del dolore che spesso riferisce alla articolazione 
        più vicina. E' caratteristica costante del dolore da osteoma osteoide, 
        la scomparsa dopo assunzione di aspirina. 
        Nelle forme sottocorticali si può apprezzare una tumefazione dovuta 
        alla reazione periostale, a volte intensa.  | 
  
   
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    L'esame radiografico è caratterizzato dalla presenza di una 
        piccola area di radiotrasparenza, rotondeggiante od ovale, detta "nidus" 
        le cui dimensioni non superano cm 1-1,5 circondata da osso sclerotico; 
        all'interno del nidus si può trovare un nucleo di radiopacità. 
        Nella zona sottocorticale il tessuto sclerotico può essere molto 
        abbondante. 
        Istologicamente il nidus è costituito da tessuto osteoide, organizzato 
        in trabecole disposte irregolarmente, immerse in un tessuto ricco di cellule 
        con osteoblasti, osteoclasti e fibroblasti. Il tessuto osteoide è 
        più maturo al centro, dove si osservano zone calcificate. 
        La diagnosi è generalmente clinica, per le caratteristiche del 
        dolore. 
        L'esame radiografico conferma la diagnosi ed offre il dubbio diagnostico 
        differenziale con l'ascesso di Brodie e con l'osteomielite cronica sclerosante. 
        La diagnosi istologica viene a volte confusa con l'osteoblastoma. La terapia 
        è esclusivamente chirurgica e consiste nella asportazione del nidus. 
        La recidiva è possibile soltanto quando l'asportazione non sia 
        stata completa.  | 
  
   
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    FRATTURE SENZA UN TRAUMA SIGNIFICATIVO | 
  
   
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          OSSO ANORMALE  FRATTURE 
              PATOLOGICHE DA: 
              - Tumori benigni e maligni 
              - Infezioni 
              - Paget  | 
          OSSO NORMALE  
            - SUFFICIENTE: FRATTURE DA STRESS 
              - INSUFFICIENTE: FRATTURE OSTEOPOROTICHE  | 
         
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    OSTEOMALACIA   Pseudofratture di 
        Looser-Milkmann  | 
  
      
        
        
        
        
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    FRATTURE OSTEOPOROTICHE | 
  
   
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    Queste sono una rx ed una RMN di una donna anziana che accusava un 
        dolore all’anca sinistra. 
        Le fratture osteoporotiche sono il risultato di un carico normale su un 
        osso anormale. Spesso ciò accade in individui anziani affetti da 
        osteoporosi, ma può succedere anche in persone affette da artrite 
        reumatoide, malattie renali, o in pazienti in cura con corticosteroidi 
        o irradiati.  | 
  
   
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    OsteomalaciaÈ 
        un’osteopatia metabolica caratterizzata da una massa ossea di volume 
        normale, ma con un ridotto volume minerale, per ridotti livelli sierici 
        di calcio e di fosfato; corrisponde nell’adulto al rachitismo dell’infanzia.  | 
  
   
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            Rachitismo ed osteomalacia 
              nutrizionali 
              Da ridotta sintesi e/o apporto alimentare di 
              vitamina D  
              Osteomalacia da malassorbimento 
              Da ridotto assorbimento intestinale di vitamina D (morbo celiaco, 
              gastro-resezione) 
              Osteomalacia da epatopatia 
              Da ridotta sintesi di 25-OH-vitamina D (epatopatie croniche, cirrosi) 
              Osteomalacia da malattie renali 
              Da ridotta sintesi di 1, 25-OH-vitamina D 
              (insufficienza renale cronica) 
              Da perdita renale di calcio e di fosfato  
              | 
          Osteomalacia da ipofosfatemia 
               
              Ipofosfatemia nutrizionale  
              Osteomalacia da ridotta responsività recettoriale 
               
              Osteomalacia da ipofosfatasia  
              Osteomalacia da farmaci  
              Da difosfonati  
              Da fluoruri   | 
         
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    Sintomatologia 
        Dolore che si aggrava progressivamente. Astenia muscolare profonda. Deformità 
        scheletriche. Fratture patologiche. 
       Radiologia 
        Decalcificazione generalizzata, pseudofratture di Looser-Milkmann. 
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    Le pseudofratture sono patognomoniche e differiscono dalle fratture 
        vere e proprie, anche se possono precederle, per la mancanza del callo 
        osseo, perché sono spesso incomplete e non vi è spostamento 
        dei frammenti.  | 
  
      
        
        
        
        
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    Borsite ileopettinea e tendinite dell’ileopsoas 
        Borsite trocanterica | 
  
   
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    La borsa ileopettinea è localizzata nell’inguine al davanti 
        dell’articolazione dell’anca. 
        Nella borsite vi è quindi dolore inguinale spontaneo e alla palpazione. 
        Può associarsi psoite, i cui segni sono dolore alla flessione dell’anca 
        contro resistenza e attitudine antalgica in flessione.  | 
  
   
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          Il più comune problema extracapsulare dell’anca 
            è la borsite trocanterica. 
            La borsite trocanterica rappresenta un’eccezione alla regola 
            che la rotazione dell’anca è dolorosa solo se vi è 
            un problema intracapsulare dell’articolazione. 
            Infatti la rotazione interna, con anca e ginocchio flessi a 90°, 
            causa dolore vivo per la compressione che i tessuti molli sovrastanti 
            esercitano sulla borsa. 
            Nei casi acuti è possibile apprezzare una tumefazione molle, 
            corrispondente alla borsa edematosa, e comunque vi è dolore 
            spontaneo e alla palpazione.
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    Meralgia parestesica
      E’ una condizione dolorosa (nevralgia tronculare) 
        dovuta ad intrappolamento od aggressione del nervo cutaneo laterale del 
        femore, nel punto di uscita dalla pelvi. Chi è affetto da meralgia 
        parestesica si lamenta di un dolore sordo, fastidioso, intorpidente, formicolante 
        o di una sensazione di bruciore sulla faccia anterolaterale della coscia. 
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    Il dolore può avere diversa intensità, da leggero a 
        molto intenso ed insorge di frequente durante il movimento e si allevia 
        a riposo. Il nervo cutaneo laterale del femore origina dalla divisione 
        posteriore di L2 ed L3 ed è solo sensitivo. Dopo l’emergenza 
        dai fori intervertebrali il nervo attraversa l’addome, prima presentandosi 
        sul bordo laterale dello psoas, poi attraversando obliquamente il muscolo 
        iliaco fino alla SIAS. Il nervo poi abbandona la pelvi attraversando le 
        fibre del legamento inguinale medialmente alla SIAS. Il nervo è 
        strettamente circondato dalle fibre tendinee del legamento inguinale fa 
        una curva in senso orario ed abbandona l’andamento orizzontale che 
        aveva nella pelvi per prendere una direzione più verticale nella 
        coscia, dove si divide in una branca anteriore ed in una branca posteriore, 
        che attraversano la fascia lata. Le varie ipotesi patogenetiche sulla 
        meralgia parestesica si basano sulla stretta relazione anatomica tra il 
        nervo e le altre strutture della regione inguinale: 
        1. Il nervo può essere piegato o compresso contro il bordo tagliente 
        della fascia iliaca quando la perfora prima di uscire dalla pelvi attraverso 
        il legamento inguinale. 
        2. Il nervo può essere sottoposto ad attrito quando si incunea 
        tra l’attacco del legamento inguinale con la SIAS. 
        3. Il nervo può subire una compressione quando passa attraverso 
        le fibre tendinee del legamento inguinale. 
        4. Il nervo può essere compresso quando passa sopra la cresta iliaca 
        o dal sartorio o dal tensore della fascia lata.  | 
  
   
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    Numerosi fattori possono contribuire al danno meccanico sul nervo alla 
        sua uscita da sotto il legamento inguinale come obesità, vestiti 
        stretti o busti, pressione diretta sulla coscia nella regione del nervo, 
        problemi posturali, cicatrici chirurgiche. La meralgia parestesica colpisce 
        più il sesso maschile e può essere bilaterale in circa il 
        25% dei casi. Il dolore è aggravato dalla estensione, dallo stare 
        in piedi o camminare per lunghi periodi, e alleviato dalla flessione. 
        Vi è nei tre quarti dei casi un punto doloroso sul legamento inguinale, 
        due dita medialmente alla SIAS. La diagnosi differenziale è con 
        patologie spinali, retroperitoneali, addominali, pelviche, diabete, ernia 
        L2-L3 (che provoca un’alterazione del riflesso rotuleo, che non 
        si verifica nella meralgia parestesica).  | 
  
   
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