Il Muro (di Paolo La Valle)
   

Che cos’è il muro? Un concetto.
Che cos’è un’ernia discale, nulla senza il muro.
Il muro è ciò che consente di trattare un’ernia discale, che altrimenti, rimarrebbe solo un segno e un sintomo nella storia del paziente.
Non si curano delle ernie in osteopatia se non col il muro, il fondo concettuale, quello che consente di “vedere un’ernia tra una rigidità dorsale e il piede che non funziona” (A. Bernard D.O.).
Non è interessante sapere se la VL è in ERS o in FSR in una lombalgia, né per noi, tanto meno per il paziente, il cui bisogno è star meglio; so che nel percorso accademico abbiamo bisogno di essere rassicurati imparando test, trovare le disfunzioni, sapere come manipolare la primaria… queste sono le incertezze ed i dubbi dell’allievo.
Peccato che domani saremo soli nello studio, senza maestri, senza teorie, senza libri: vi immaginate cosa succederebbe se chiedessimo al paziente di attendere per andare a consultare un libro?
Quando sei solo nel tuo studio, devi avere un muro concettuale solido, forte, che ti permetta il più delle volte di trovare una strategia di trattamento, la più semplice.
Ma spesso le strade semplici sono difficili da seguire: meglio cercare una ERS e forse un’altra su D12 e D4 ed essere una tartaruga in cerca di qualcosa di microscopico, piuttosto che un’aquila che da molto lontano è capace di controllare tutto il territorio d’azione.
Quindi siate dei “globalisti” e non guardate il dito del paziente, ma tutto “l’organo della C.V.”, per usare un termine di Korr, e come esso influenzi la periferia, o come la periferia influenzi la colonna stessa!
E’ troppo facile vedere una cifosi prolungata fino a L1, L2, talvolta L3, è troppo facile vedere una ipomobilità nell’anca, occorre solo osservare l’atteggiamento della persona per intuire dov’è la strada giusta!
Ma è meglio complicarsi la vita con mille test ed essere orgogliosi di aver trovato una ERS? A cosa servirà?
In più andare a cercare nella storia del paziente se lo stomaco vent’anni prima ha sofferto per una gastrite, o se è colitico.
Personalmente non vedo una persona nel 2000 senza una gastrite o una colite; ok allora tutta la strategia di trattamento è nelle sue viscere o forse ha avuto un colpo di frusta cervicale e la dura madre ha tirato sull’occipite e sul sacro e quindi occorre fare dieci sedute sul sistema cranio sacrale forse è meglio!
Che cos’è allora il “muro”? La strada grande quella dove vedi meglio nella nebbia, i concetti forti, la pratica di tutti i giorni.
Trovate una “IPO” che sia primaria o secondaria la zona silente a qualsiasi livello articolare, legamentoso, muscolare, osseo, membranoso, fluidico, se così si dice e tutti gli altri termini con cui la vorrete chiamare spesso l’ipomobilità sarà in alcune zone chiavi del “sistema neuro muscolo scheletrico” (Korr).
Il “determinismo anatomofisiologico” (A. Bernard D.O.) è potente nell’organizzazione del corpo umano, alcuni distretti vertebrali o alcune vertebre chiavi dell’organo colonna vertebrale (Korr) non solo meccanicamente, ma ancora di più a livello neuro vegetativo devono preservare la vita funzionale e relazionale dell’individuo.
Economia, conforto, equilibrio = salute: dietro un adattamento c’è sempre un motivo più profondo di quel tessuto di porsi nello spazio e nel tempo, in quel determinato modo (“La tipologia” appunti delle lezioni di A. Bernard D.O.).
Siamo più pragmatici comunque. Perché notare D6 in disfunzioni in una ipercifosi e non vedere l’ipercifosi, il gruppo d’ipercifosi?
Spesso il sintomo, l’iper è preso nel panino delle ipomobilità: il ginocchio (gonalgia) ad esempio tra il piede e l’anca, il bacino (lombalgia) tra anca e dorsali, la spalla (periartite) tra dorso e gomito, ecc….
Ecco, questo è un altro muro, un altro concetto forte, leggete tra le righe e troverete “
Quando non sai cosa fare, rivedi i concetti fondamentali d’osteopatia, lì troverai la strada più semplice” (A. Bernard D.O.). La “Sruttura governa la Funzione”.
Questo concetto fondamentale deve essere chiaro a tutti! (A.T.STILL). e’ Già un bel muro direi, nel tempo posso mettere un altro piccolo mattone e un altro ancora e così una nuova fila, il muro si alza, ora posso vedere che la “Funzione modella la Struttura”, il muro cresce ancora più solido, potente ed efficace.
“Una tecnica fine a se stessa senza un concetto forte che l’abbia prodotta non potrà mai assurgere ad un ruolo di terapia” (A. Bernard D. O.).
Una scuola il cui contributo è prettamente teorico, non ha un ruolo formativo in osteopatia, perché la teoria è sui i libri ed i libri li scrive chi ha il tempo di farlo, ma non c’è muro sui libri, il muro è nella pratica di tutti i giorni e di chi ha ricavato dalla pratica pochi ed essenziali concetti e di chi dei concetti ha fatto della pratica, mettendo il concetto nelle sue mani.
L’osteopatia non è e non sarà mai una scienza esatta, ma i concetti la rendono credibile ed efficace.
Mi scuso per le innumerevoli ripetizioni e per i riferimenti ai miei e ad altri grandi maestri d’osteopatia, ma la semplicità e il pragmatismo degli uomini di terra mi affascina in un mondo dove il virtuale ed il surreale sovente confondono i sensi, gli stessi che fanno dell’osteopatia non solo una scienza, ma un’arte.